Luigi Franchi,(pisticcese n.d.r.), capitano di guardia mobilizzata, di Montescaglioso, distretto di Matera (Basilicata) in uno dei giorni del cessato mese di marzo, perlustrando il bosco di Bernalda, s' incontra con 12 pastori, che guardano i loro armenti, e chiede sapere se avessero notizie della banda brigantesca: costoro rispondono negativamente per essere stranieri di quei luoghi. Procede oltre; s'imbatte coi briganti, e vi si attacca. Pochi giorni dopo, ritorna nello stesso bosco, per vendicarsi de’ pastori, dai quali egli crede essere stato ingannato; invece dei medesimi, vi trova 10, o 12 contadini con le loro famiglie, li cattura, li lega mani e piedi, li chiude in un pagliaio; poi fa tirare moschettate dai suoi contro di questi e per giunta vi fa accender fuoco intorno, e così brucia vivi 10, o 12 innocenti, in presenza delle famiglie. (COLPO D'OCCHIO SU LE CONDIZIONI DEL REAME DELLE DUE SICILIE NEL CORSO DELL'ANNO 1862 ).

Ecco alcuni articoli in merito

 “Il diavoletto”, Trieste, giovedì 27 marzo 1862, anno XV, n.74, pag. 1.

“Teplitz-Schönauer Anzeiger”, venerdì 4 aprile 1862, pag. 1.

“Wiener Kirchenzeitung für Glauben, Wissen, Freiheit und Gesetz”, mercoledì 9 aprile 1862, pag. 240.

Poli, Oscar Philippe François Joseph, “Voyage au royaume de Naples en 1862”, Librairie parisienne Dupray De La Mahérie, Parigi, 1863, pp. 208 - 209.

Traduzione libera.

“Il signor Franco, capitano della Guardia Nazionale mobile di Montescaglioso, distretto di Matera, provincia di Basilicata, perlustrando il bosco di Bernalda, incontra dodici pastori che sorvegliano il loro gregge e chiede loro notizie sui briganti; quelli rispondono che non sanno niente, non essendo del paese. Dopo una certa distanza le guardie nazionali incontrano i briganti e si scontrano con loro. Passati pochi giorni, il capitano Franco torna nel bosco di Bernalda per vendicarsi dei pastori sospettando di esser stato ingannato; i pastori non ci sono più, ma trova al loro posto dieci o dodici contadini e le loro famiglie, li arresta, li fa legare piedi e mani e li fa rinchiudere dentro un fienile; poi dà l’ordine di appiccare il fuoco, in modo che questi sfortunati siano bruciati vivi davanti agli occhi delle loro madri, delle loro donne e dei loro bambini. Molte di queste vittime innocenti cercano di sfuggire dalle fiamme, ma vengono uccisi con delle fucilate”.

Le notizie sui soprusi del capitano della Guardia Nazionale mobile, Luigi Franchi furono pubblicate anche in Irlanda:

“Cork examiner”, Cork, sabato 29 marzo 1862, pag. 3.

“Freeman’s Journal”, Dublino, sabato 29 marzo 1862, pag. 3.

“Dublin Evening Mail”, Dublino, sabato 29 marzo 1862, pag. 4.

“Catholic Telegraph”, Dublino, sabato 5 aprile, pag. 2.

“Aschaffenburger Zeitung”, 28 marzo 1862, pag. 3.

(Traduzione libera)

A Napoli la “Stella del Sud” ha pubblicato una notizia riportata da un uomo che era appena tornato dalla provincia di Basilicata. Nessuna relazione basata su commenti: “La scorsa settimana un capo della Guardia mobile ha incrociato in un bosco di Bernalda alcuni pastori e ha chiesto loro se avessero incontrato delle bande di uomini armati. Quelli risposero negativamente, ma qualche istante dopo ci fu uno scontro tra la truppa del capitano e una banda proveniente dalla boscaglia. Il capitano si convinse di esser stato ingannato dai pastori e dai contadini. Tornò nello stesso luogo tre giorni dopo e portò via gli sfortunati. Li rinchiuse in un fienile, cui fu appiccato il fuoco a colpi di moschetto, e ne trucidò tredici”.

Lo Zenzero, giornale politico popolare”, Firenze, giovedì 27 marzo 1862, pp. 3 – 4.

“L’ingenuo”, martedì 1 aprile 1862, Livorno, anno II, n. 34, pag. 135.

“L’ingenuo”, giovedì 3 aprile 1862, Livorno, anno II, n. 35, pag. 140.

La Guardia Nazionale mobile di Bernalda nel 1862 aveva 360 iscritti nei registri di matricola e 42 militi, come si può leggere in: “Giornale della Prefettura di Basilicata”, Tipografia Vincenzo Santanello, Potenza, 1862, allegato a pag. 380.

Il capitano pisticcese della Guardia Nazionale mobile, Luigi Franchi (1813 - 1880), chiamato l'uomo della "carta bianca", perché ebbe i pieni poteri dal Governo per reprimere, in qualsiasi modo, comprese le esecuzioni sommarie, il brigantaggio.